Ogni minuto, nel mondo si vende un milione di bottiglie di plastica. Questo dato, in continua crescita, evidenzia l’impatto ambientale devastante di un prodotto che, paradossalmente, si rivela spesso meno sicuro dell’acqua del rubinetto. Dietro questa scelta di consumo si celano molteplici problemi che riguardano la salute umana, l’ambiente e la sostenibilità economica.
I rischi per la salute
Le bottiglie di plastica rilasciano nell’acqua microplastiche e altre sostanze chimiche, tra cui ftalati, BPA (Bisphenol A, bisfenolo A) e PFAS (Per- and Polyfluoroalkyl Substances, sostanze per- e polifluoroalchiliche), note come “sostanze perenni” per la loro persistenza nell’ambiente e nei tessuti viventi. Questi composti sono associati a problemi endocrini, cardiovascolari, neurologici e gastrointestinali. Studi recenti hanno evidenziato un effetto sinergico tra microplastiche e PFAS, che amplifica i danni biologici, rallentando la crescita, riducendo la fertilità e compromettendo la sopravvivenza degli organismi acquatici, come dimostrato dai test sulla pulce d’acqua (Daphnia magna).
Sebbene anche l’acqua degli acquedotti possa essere soggetta a contaminazioni, i severi controlli normativi la rendono generalmente più sicura. Negli Stati Uniti, ad esempio, la Environmental Protection Agency (EPA) monitora costantemente l’acqua potabile, segnalando eventuali contaminazioni entro 24 ore. Al contrario, l’acqua in bottiglia, regolata dalla Food and Drug Administration (FDA), non è soggetta a controlli altrettanto stringenti e i produttori non sono obbligati a comunicare la presenza di contaminanti.
In Italia, i controlli sull’acqua pubblica sono effettuati regolarmente dai gestori degli acquedotti e dalle autorità sanitarie locali, con frequenza che varia da giornaliera a settimanale per i parametri microbiologici e chimici più critici, garantendo elevati standard di sicurezza.
L’impatto ambientale
La plastica utilizzata per produrre le bottiglie rappresenta un contributo significativo all’inquinamento globale. Solo il 9 % delle bottiglie di plastica è riciclato, mentre la maggior parte finisce in discariche, inceneritori o negli oceani, dove rappresenta quasi il 12 % dei rifiuti plastici marini. Le microplastiche derivanti dalla degradazione delle bottiglie contaminano le acque e i terreni, entrando nella catena alimentare e nei tessuti viventi. Inoltre, l’uso agricolo di materiali plastici, noto come plasticoltura, contribuisce significativamente alla dispersione di micro e macroplastiche nei terreni, aggravando ulteriormente la situazione ambientale.
Il dato forse più sconcertante è che produrre un litro d’acqua in bottiglia richiede tra 17 e 35 litri d’acqua e un consumo energetico circa duemila volte superiore rispetto all’acqua del rubinetto. L’industria delle bottiglie, inoltre, si basa quasi esclusivamente su fonti fossili, aumentando ulteriormente l’impronta carbonica.
Le politiche e le false credenze
Nonostante le prove a favore dell’acqua corrente, molti consumatori prediligono l’acqua in bottiglia per motivi di gusto o per diffidenza verso la qualità dell’acqua del rubinetto. Tuttavia, la maggior parte dei consumatori non è in grado di distinguere i due tipi d’acqua in test alla cieca, come dimostrato e periodicamente riconfermato da molteplici studi.
Peraltro, molti contaminanti chimici sono insapori e inodori, mentre alcuni composti naturali, pur avendo un sapore poco gradevole, non compromettono la sicurezza dell’acqua.
Diversi paesi — come Spagna, Stati Uniti, Australia, Hong Kong e Canada — hanno adottato misure per ridurre il consumo d’acqua in bottiglia, vietandone l’uso nei luoghi pubblici e incentivando l’installazione di fontanelle, la distribuzione di bottiglie riutilizzabili e sconti per l’acquisto di filtri domestici. promuovendo l’uso di fontanelle pubbliche e bottiglie riutilizzabili.
In Italia, il consumo d’acqua in bottiglia rimane tra i più alti d’Europa, con un consumo totale annuo di circa 14 miliardi di litri (236 litri pro capite in media) e un giro d’affari stimato in 10 mld EUR. Ciò evidenzia la necessità di interventi più incisivi: campagne di sensibilizzazione e incentivi per l’uso di filtri domestici potrebbero rappresentare un passo importante verso la sostenibilità.
Conclusione
La dipendenza dall’acqua in bottiglia rappresenta un problema complesso, con implicazioni sanitarie, ambientali ed economiche. Ridurre il consumo di plastica monouso è una priorità globale, che richiede sforzi congiunti da parte di governi, aziende e cittadini. Scegliere l’acqua del rubinetto, quando sicura, non è solo un gesto di responsabilità verso l’ambiente, ma anche una scelta più sicura per la salute.