Il caso della Costa d’Avorio è emblematico: il cacao genera oltre il 15 % del PIL nazionale e fornisce lavoro a oltre 600 000 agricoltori. Sui mercati internazionali, i prezzi della materia prima hanno superato i 10 000 USD/t, tanto che, ad aprile 2024, i futures sui chicchi di cacao grezzi hanno registrato un aumento del 160 % — meglio dei Bitcoin.

Eppure, i coltivatori restano sottopagati e impoveriti a causa di un congiunto di fattori umani e naturali.

Per fronteggiare la negativa congiuntura, le autorità ivoriane hanno annunciato un aumento obbligatorio del 50 % del prezzo d’acquisto al produttore, portandolo a 1 500 XOF/kg (≈ 2,30 EUR/kg). Tuttavia, il dissesto economico dovuto alla pandemia di Covid-19 e il conseguente aumento del costo della vita, sommandosi alla diminuita resa delle piantagioni, hanno di fatto annullato ogni progresso economico per i coltivatori, sempre più esposti a cadere sotto la soglia di povertà estrema (2,5 USD al giorno).

A titolo di paragone, colossi come Lindt, Mondelēz e Nestlé hanno registrato quasi 4 mld USD di profitti nel 2023, mentre il patrimonio congiunto delle famiglie Ferrero e Mars, proprietarie delle due società private più importanti nel settore dolciario, è stimato in oltre 160 mld USD, più dei PIL sommati di Ghana e Costa d’Avorio.

In risposta a queste sfide, alcuni agricoltori stanno cercando di passare a colture più sostenibili e redditizie, ma la precarietà economica rende difficile qualsiasi investimento a lungo termine.

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