L’ARTICOLO IN PILLOLE:
- non tutte le borracce sono compatibili con tutte le bevande;
- non tutte le borracce sono compatibili con gli utilizzi previsti dell’utente;
- bisogna verificare che le borracce siano classificate come M.O.C.A. (materiali ed oggetti a contatto alimentare), regolamenti riportati nell’articolo;
- bisogna sanificare le borracce in quanto potenziale bacino di microrganismi;
- i produttori che non si attengono alla legislazione in materia rischiano sanzioni da 1.500€ a 80.000€, dettaglio delle sanzioni riportate nell’articolo.
Nel non troppo lontano 2008, Massimo Cacciari, carismatico sindaco di Venezia, lanciò una campagna per incoraggiare cittadini e turisti a preferire «l’acqua del sindaco», la comune acqua di rubinetto. Sul manifesto, non a caso, lo stesso Cacciari nel gesto di versare un bicchiere della «sua» acqua. Il messaggio, nitido e attualissimo:
L’acqua di rubinetto non produce rifiuti e imballaggi, mille litri costano un euro, è buona, sicura, controllata ogni giorno e arriva direttamente in tutte le case.
Si distribuirono centinaia di caraffe e borracce –in plastica, certo, ma riutilizzabili– per azzerare contenitori e imballaggi usa-e-getta, effetto collaterale inevitabile se si usa acqua imbottigliata.
Dodici anni fa, l’iniziativa fu apprezzata ma non divenne virale: la crisi globale era ai suoi inizi, l’Occidente si sentiva ancora il centro del mondo e Greta Thunberg era una sconosciuta cinquenne svedese con l’Asperger. L’eco-paranoia oggi dilagante era appannaggio di attivisti e ricercatori, e l’uomo della strada non vedeva nella bottiglia di minerale un’arma di distruzione di massa.
Dodici anni dopo, le ragioni per preferire «l’acqua del sindaco» sono condivise al punto da risultare banali. Così la borraccia, da umile compagna di militari ed escursionisti, si è trasformata in totem urbano di progresso e civiltà post-millennial.
L’industria ha captato il vento e oggi propone borracce d’ogni forma e colore, ma soprattutto di tanti materiali diversi: una varietà che rende la scelta una questione non solo di gusti, ma anche di posizione ideologica e sicurezza alimentare. L’ultimo aspetto è cruciale quando la borraccia è distribuita da scuole, aziende e uffici pubblici, spesso a titolo gratuito. In tal caso, il nobile intento di ridurre i rifiuti plastici deve convivere con le leggi di mercato, in primis l’obbligo di contenere i costi.
Diverse scuole a Milano, Brescia, Modena, Roma, Firenze e altre città hanno dotato gli alunni di una borraccia, destinata nelle intenzioni a divenire parte integrante della dotazione scolastica, alla pari di astucci e zaini. Le iniziative hanno avuto successo, ma in alcuni casi il prodotto selezionato si è rivelato inadatto a contenere liquidi diversi dall’acqua –come succhi di frutta e bibite– o liquidi caldi; in altri casi, non è chiaro come il prodotto debba essere lavato; in altri casi ancora, non è certo che il materiale o il rivestimento dello stesso, come pure il tappo e le guarnizioni, rimangano atossici in ogni circostanza.
Una borraccia veramente «ecologica», infatti, deve sì durare nel tempo e, al termine della propria vita operativa, essere il più possibile riciclabile: tutto questo per non inquinare l’ambiente, naturalmente; ma anche chi beve da quella borraccia non dev’essere «inquinato»: di qui l’importanza d’investire in prodotti non dannosi per la salute, anche se ciò significa rifiutare l’offerta più vantaggiosa.
Al momento, non esiste un testo unico che disciplini fin nei dettagli come debba esser fabbricata e manutenuta la Borraccia Perfetta. Si applicano –si spera– le leggi e normative in materia di sicurezza dei materiali destinati al contatto alimentare, le quali variano a seconda del materiale impiegato a contatto con l’alimento. A titolo di esempio riportiamo i casi più comuni:
PLASTICA
Legislazione Europea:
- Regolamento CE 1935/2004 articolo 3, articolo 11, paragrafo 5, articolo 15 e successivi aggiornamenti e modifiche;
- Regolamento CE 2023/2006 e successivi aggiornamenti e modifiche;
- Regolamento CE 10/2011 e successivi aggiornamenti e modifiche;
Legislazione italiana:
- Decreto Ministeriale 21/03/1973 e successivi aggiornamenti e modifiche;
- DPR 777/82 e successivi aggiornamenti e modifiche.
ALLUMINIO
Legislazione Europea:
- Regolamento CE 1935/2004
Regolamento CE 2023/2006
Legislazione italiana:
- DPR 777/82 e s.m.i
- DM 21/03/73
- DM 18/04/2007
BANDA STAGNATA E CROMATA
Legislazione Europea:
- Regolamento CE 1935/2004
- Regolamento CE 2023/2006
Legislazione italiana:
- DPR 777/82 e s.m.i
- DM 21/03/73
- DM 1/06/1988 n 243
- DM 18/02/1984 e s.m.i
- DM 4/03/2005
Tuttavia, una borraccia e, poniamo, una caraffa o una pentola non sono usate nello stesso contesto (a scuola/per strada VS in cucina) né col medesimo livello di perizia e precauzione (bambino/adolescente VS casalinga/cuoco).
È normale, poi, che una borraccia cada, si ammacchi, sfreghi contro borse, libri, chiavi e cancelleria. È normale che stia un giorno intero senza esser lavata con detersivo, ma al massimo sciacquata con sola acqua. È normale che, in estate, la si voglia lasciare in congelatore una mezz’oretta per rifrescarne il contenuto; e al contrario, in inverno si preferisca riempirla con tè bollente, magari con tanto di zucchero e limone. Non è pratico né ecologico prevedere una borraccia per ogni tipo di bevanda che uno voglia portar con sé fuori casa al mattino.
L’ente che decida una distribuzione massiva di borracce deve tener conto di tutto questo: se l’oggetto deve consolidarsi nelle abitudini del consumatore eco-consapevole, allora deve consentire a quest’ultimo la massima funzionalità e affidabilità.
Ricordiamo che i produttori di borracce, in quanto M.O.C.A., devono obbligatoriamente fornire agli acquirenti tutte le informazioni in merito al corretto uso, pena sanzione amministrativa al quanto salata. Di seguito vengono riportate le principali violazioni nel settore degli imballaggi.
ART. 2 DLGS 29/2017 – VIOLAZIONE DEI REQUISITI GENERALI |
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Norma Europea di riferimento |
Violazione |
Sanzione amministrativa |
Art. 3 par. 1 lett. A) Reg. n. 1935/2004 | Produzione, commercializzazione e utilizzo di MOCA che costituiscono un pericolo per la salute umana | Da 10.000€ a 80.000€ |
Art. 3, par 1, lett. B), Reg. n. 1935/2004 | Produzione, commercializzazione e utilizzo di MOCA in violazione dei limiti di migrazione globale o mancato rispetto norme di buona fabbricazione | Da 7.500€ a 60.000€ |
Art. 3 par 1 lett. C) Reg. n. 1935/2004 | Produzione, commercializzazione e utilizzo di MOCA che comportano deterioramento delle caratteristiche organolettiche dei prodotti alimentari | Da 5.000€ a 27.000€ |
Art. 3 par 2, Reg. n. 1935/2004 | Etichetta, pubblicità e presentazione di MOCA con modalità che inducono in errore i ocnsumatori circa il loro impiego sicuro e corretto | Da 1.500€ a 25.000€ |
A tal proposito vale la pena richiamare il caso delle borracce distribuite nelle scuole di Scandicci all’inizio dell’anno scolastico 2019-2020 e ritirate già a novembre perché –sembra– lo smalto che le ricopriva tendeva a scrostarsi e il tappo si deteriorava rapidamente. Le borracce in questione non potevano contenere sostanze acide –quindi niente succhi di frutta né bevande gassate, neppure il tè al limone di cui parlavamo poco fa– né essere sottoposte a sbalzi termici.
Il pur lodevole intento del comune di Scandicci non cancella il difetto di fondo dell’iniziativa: non aver eseguito test preventivi delle alternative disponibili sul mercato in base alle condizioni d’impiego «sul campo». Queste avrebbero suggerito piuttosto materiali non smaltati e pressoché inerti: l’acciaio inossidabile, certo, ma anche taluni polimeri ad alto spessore e alta resistenza, da anni impiegati senza problemi nella ristorazione e nell’industria alimentare. Un consulente tecnico avrebbe potuto facilmente suggerire un materiale diverso prima dell’acquisto della merce, evitando allarmismi.
La crescente sensibilità del pubblico alle tematiche ambientali genera nuovi comportamenti «virtuosi» che, però, sono realmente tali solo a patto di considerare tutte le tessere del mosaico: eliminare la plastica –o meglio: i rifiuti plastici usa-e-getta– presuppone che al consumatore si offra un’alternativa praticabile e salubre, altrimenti per risolvere un problema si rischia di crearne altri.
Non va sottovalutato, infatti, il paradosso per cui, se l’alternativa ecologica si rivela scomoda, insalubre o banalmente scelta senza un criterio razionale, il consumatore preferirà tornare alle abitudini precedenti, e migliaia di «eco-buone intenzioni» finiranno nella spazzatura, senza garanzia che siano poi smaltite o riciclate correttamente.
È necessario dunque lavorare seriamente per informare il pubblico sui materiali più idonei ma anche sui loro limiti d’uso, affinché la domanda e l’offerta di borracce e altri «recipienti ecologici portatili» siano veramente allineate, favorendo il circolo virtuoso dell’abitudine e dell’emulazione.
Carmine F. Milone
Tecnologo Alimentare
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